URKA – OGNI UOMO È UN’ISOLA

L’opera rappresenta un’isola antropomorfa immaginaria, in cui è possibile riconoscere le fattezze di un uomo che galleggia.

L’eruzione del vulcano, con la lava che cola sulle fabbriche, rappresenta la ribellione della natura nei confronti delle attività antropiche, che hanno via via adottato strategie e modelli di sviluppo estremamente dannosi per il nostro pianeta. Tanto da modificarne irrimediabilmente le proprietà fisiche, chimiche e biologiche.

Quando sentiamo parlare di riscaldamento climatico, aumento delle concentrazioni di anidride carbonica e metano nell’atmosfera, presenza nelle rocce terresti di tracce indelebili di elementi radioattivi, plastica e cemento, possiamo ben comprendere che tutti questi fenomeni derivino da marcati processi di antropizzazione. Per definire e identificare questo determinato periodo storico, caratterizzato dall’impronta lasciata dall’uomo sull’ambiente, è stato addirittura coniato un nuovo vocabolo: Antropocene.

Osservando il murale, notiamo che il vulcano in eruzione è collocato all’altezza del cuore della sagoma, per simboleggiare metaforicamente il carattere animico ed emotivo dell’essere umano. Che evidentemente si viene a trovare in una condizione di aperto contrasto con quella che è la sua connotazione egoica e razionale, rappresentata dalle fabbriche raffigurate in prossimità della testa.

Oltre a questo, in una sorta di narrazione orizzontale della Storia, alcuni elementi simboleggiano le diverse fasi dell’evoluzione dell’uomo e del suo rapporto con la natura. Partendo dalla Preistoria, indicata dai dinosauri, si attraversano una piramide, che rappresenta la cultura egizia, e alcune distese di campi coltivati, che declamano il notevole sviluppo dell’agricoltura; finendo per arrivare all’età moderna e all’industrializzazione, con fabbriche dalle strutture grigie e anonime che inquinano l’ambiente, prendendo il posto del verde e delle sue sfumature.

(testo di Andrea Lucente)

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